Lunedì 5 giugno abbiamo festeggiato nel giardino della parrocchia la conclusione dell’attività di Aiuto allo studio per gli studenti delle superiori.
E’ stata una bella festa, con gli studenti, gli insegnanti, perfino una mamma, e don Edo ha aggiunto del buonissimo cioccolato al ricco buffet messo insieme dall’apporto di tutti. Gli scrutini non erano ancora stati fatti, ma le previsioni si presentavano bene. Ora solo i due maturandi sono ancora al lavoro, per gli altri si parla già di compiti delle vacanze!
Fra noi insegnanti tiriamo le somme dell’anno trascorso. La prima considerazione è che la definizione dell’iniziativa andrebbe cambiata: ciò che s’intende fare è una Compagnia allo studio, cioè la creazione di un luogo in cui i ragazzi si trovano a condividere la fatica dello studio due pomeriggi settimanali per due ore, con un impegno anzitutto personale ma anche con l’intervento degli insegnanti presenti: sta a noi insegnanti capire i bisogni, informarci delle situazioni, eventualmente sollecitare un intervento, con attenzione vigile ma anche con discrezione.
Pensando alla compagnia che si è andata formando quest’anno sono molte le cose che colpiscono: i ragazzi, in tutto 14, provenivano da tipi diversi di scuole (licei classico e scientifico, linguistico, tecnici, alberghiero), erano di età diverse (dalla prima alla quinta), avevano frequentato l’aiuto allo studio delle Medie o erano del tutto nuovi anche rispetto alla parrocchia, erano di etnie e religioni diverse; due di loro in particolare sono stati portati da un compagno o un’amica, in un ambiente che poteva sembrare strano o estraneo, anche per la nostra decisione di iniziare il pomeriggio con l’Ave Maria.
Così al Ramadan la merenda o i cioccolatini per un festeggiamento sono stati accettati anche da chi non poteva mangiarli se non di notte, e alla fine dell’ultima festa fra i saluti è arrivata anche la promessa di pregare il Dio di tutti. Inoltre, poiché alle 16:30 i bambini del catechismo avevano un momento di gioco, è stato proposto che chi avesse finito lo studio o potesse saltare una mezz’ora giocasse con loro; e ogni volta liberamente c’era chi vi andava.
Le considerazioni meno positive riguardano lo scopo e il metodo dello studio: noi insegnanti, tutti con lunga esperienza scolastica, vediamo con preoccupazione programmi ridotti o invece esorbitanti, pretese eccessive o praticamente nulle, metodi d’insegnamento discutibili, libri di testo poco chiari o scorretti: ma sono queste le realtà con cui i nostri ragazzi hanno a che fare, e il nostro giudizio negativo non può stravolgere la loro vita scolastica.
Più preoccupante è nei ragazzi l’ossessione al voto, la tendenza ad aggirare le difficoltà con ogni mezzo, ad accontentarsi del risultato comunque ottenuto; più preoccupante ancora è l’assenza di motivazioni e d’interesse per ciò che devono studiare: e su questo si può e si deve ancora lavorare.